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Il volume, che inaugura la serie delle Opere politiche di Giusto Lipsio (1547-1606), comprende il testo latino, la prima traduzione integrale in italiano e il commento dei Politicorum libri sex (1589), un trattato politico nato dalla compilazione di sentenze tratte dai libri di Aristotele, Tacito, Seneca e Cicerone e di altri scrittori antichi che l'umanista fiammingo cuce insieme in una sintesi eclettica alla ricerca di una conciliazione tra stoicismo e pensiero cristiano. Molteplici, e tutte inerenti a problemi di natura strettamente filosofico-politica, sono le tematiche affrontate nel testo: i diversi modi del governare, il potere statale e la sovranità, l'obbedienza dei sudditi e la dissimulazione dei principi, il dispotismo, il diritto di resistenza e il diritto alla guerra, il problema dei rapporti tra politica e morale. Un confronto con il pensiero di Niccolò Machiavelli, segnato anche dai continui ripensamenti causati dalla censura ecclesiastica, costituisce lo sfondo e il pretesto per un'approfondita interpretazione della storia d'Europa e dell'individuazione di una tradizione comune del nostro continente.